Il Ticket licenziamento: licenziare costa?

<< Tutti gli articoli

Persona con scatolone in mano

I datori di lavoro in caso di licenziamento di un dipendente devono versare all’INPS il cosiddetto ticket licenziamento, introdotto con la Riforma Fornero con decorrenza dal 1° gennaio 2013. Si tratta di un contributo straordinario obbligatorio dovuto in caso di interruzione di un rapporto a tempo indeterminato, ovvero in tutti i casi in cui la cessazione del rapporto di lavoro generi in capo al lavoratore il diritto al sussidio economico a carico dell’INPS meglio noto come “ assegno di disoccupazione” , il cui nome tecnico è NASpI (Nuovo Assegno Sociale per l’Impiego)


Quando è dovuto il contributo di licenziamento?

Il contributo va versato nei casi in cui il rapporto a tempo indeterminato si sia concluso per motivi non attribuibili al dipendente. Le casistiche di interruzione del rapporto di lavoro dalle quali scaturisce l’obbligo del versamento del ticket di licenziamento sono:

  1. Ogni tipologia di licenziamento di dipendenti a tempo indeterminato, a prescindere dalla motivazione dello stesso (licenziamento per giustificato motivo oggettivo, licenziamento per giustificato motivo soggettivo, licenziamento per giusta causa, o per mancato superamento del periodo di prova)
  2. Licenziamento dell’apprendista al termine o durante il periodo formativo
  3. Dimissioni per giusta causa (rassegnate, ad esempio, in caso di reiterato mancato pagamento della retribuzione)
  4. Dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternità, ovvero rese nel primo anno di vita del figlio
  5. Risoluzione in caso di rifiuto del dipendente al trasferimento ad altra sede di lavoro della stessa azienda a più di 50 km dalla residenza del lavoratore, o mediamente raggiungibile in 80 minuti o con più mezzi pubblici
  6. Risoluzione consensuale a seguito di procedura conciliativa presso l’ITL prevista per licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo per le aziende oltre i 15 dipendenti
  7. Risoluzione consensuale per adesione all’accordo collettivo ex art. 14, co. 3, d.l. n.104/2020, e art. 1, co. 311, legge n.178/2020: ai sensi di tali norme, le organizzazioni Sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale possono stipulare un “accordo quadro” con l’azienda cui il singolo dipendente può aderire con una risoluzione consensuale, accedendo quindi alla NASpI

Quanto costa il ticket licenziamento?

La quantificazione dell’importo che l’azienda deve corrispondere dipende:

  • dal massimale della NASpI, comunicato con cadenza annuale mediante apposita circolare INPS
  • dall’anzianità del dipendente maturata in azienda

L’importo del ticket licenziamento corrisponde infatti al 41% del massimale mensile della NASpI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni.

Per l’anno 2021 il massimale Naspi è di euro 1.335,40, il ticket da versare sarà di euro 547,51 (41% di euro 1.335,40) per ogni anno di lavoro, fino ad un massimo di tre anni: euro 547,51 x 3 = euro 1.642,83.

Punti di attenzione..

  • A differenza di quanto la logica suggerirebbe, non è infatti previsto alcun tipo di proporzionamento alla percentuale del part-time, per il quale il ticket sarà dovuto in misura intera
  • Se la prestazione lavorativa è stata inferiore all’annualità il ticket va riparametrato in base agli effettivi mesi di lavoro
  • Va considerata come intera mensilità quella in cui la prestazione lavorativa si sia protratta per almeno 15 giorni ma, i mesi di lavoro diversi dal primo e dall’ultimo, devono essere considerati mesi interi indipendentemente dal numero di giornate lavorate

Quanto tempo ha l’azienda per versare il ticket licenziamento?

Una volta calcolato l’importo, la contribuzione di licenziamento deve essere versata interamente a carico del datore di lavoro e in un’unica soluzione, senza dunque possibilità di rateazione dell’importo, entro il giorno 16 del secondo mese successivo al licenziamento tramite modello F24.

Cosa succede se l’azienda non versa il ticket di licenziamento?

La tassa sul licenziamento è riconducibile all’ordinaria disciplina sanzionatoria prevista in materia di contribuzione obbligatoria, dunque in caso di omissione contributiva l’INPS provvederà a richiedere la somma a debito comprensiva di relative sanzioni ed interessi dovuti tramite nota di rettifica.

Quando l’azienda non è obbligata a pagare il ticket NASpI?

Rimangono escluse dall’applicazione dell’obbligo contributivo le seguenti casistiche:

  1. Dimissioni volontarie
  2. Licenziamento collaboratori domestici
  3. Risoluzione di un contratto di apprendistato di primo livello
  4. Licenziamenti avvenuti in caso di cambio del datore di lavoro nei contratti di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro, in applicazione delle norme che prevedono la continuità occupazione ai dipendenti coinvolti
  5. Licenziamenti per completamento dell’attività di costruzione edilizia o chiusura del cantiere in cui hanno sede i lavori
  6. Risoluzioni consensuali diverse da quelle sopra citate ed incentivazioni all’esodo
  7. Decesso del dipendente
  8. Quando il lavoratore cessa il rapporto di lavoro e maturi i requisiti per la pensione

Sei in procinto di ridimensionare la tua attività? Hai dubbi sul calcolo del ticket licenziamento? Non sai se devi pagarlo o meno? Richiedi una consulenza ai nostri specialisti

Condividi: 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti
al nostro Blog!

Studio Milan si impegna a proteggere e rispettare la privacy degli utenti: le informazioni personali raccolte vengono utilizzate solo per amministrare gli account e fornire i prodotti e servizi richiesti. È possibile prendere visione dell’informativa ai sensi del Reg. EU 2016/679 cliccando qui

Articoli correlati