Malattia sul lavoro: sindacabilità dei certificati medici

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Medico che compila un certificato

Il tema: le “false” malattie.

Cioè l’abitudine ma anche l’attitudine in diversi contesti lavorativi, di utilizzare la “malattia” allo scopo di assentarsi dal lavoro per svariati motivi, anche ritorsivi nei confronti del Datore di Lavoro, come la negazione di ferie o permessi, o come conseguenza di un richiamo disciplinare, ma anche per attività personali come, ad esempio, seguire lavori di giardinaggio, accompagnare un figlio dal medico, aiutare un amico nel trasloco e così via.

Art. 2104 e 2105 Cod. Civ.: obbligo di diligenza correttezza e fedeltà

E’ evidente che la “falsa malattia” determina la “violazione degli obblighi di correttezza e buonafede, oltre che degli specifici obblighi contrattuali di diligenza e fedeltà” del lavoratore facendo scattare in tale circostanza il licenziamento, o addirittura, un procedimento penale ai danni del lavoratore per truffa ai danni dell’INPS, e quindi dello Stato. E’ il caso per esempio del lavoratore che durante la malattia svolge un’altra attività lavorativa, magari andando ad aiutare la moglie o il marito in negozio, oppure a fare volontariato alla sagra del paese, o che si reca in palestra , o svolga attività all’aria aperta o qualsiasi attività che possa essere sufficiente a far presumere l’inesistenza della malattia, anche nel caso in cui la medesima attività, in relazione alla natura della patologia e delle mansioni svolte, possa pregiudicare o ritardare la guarigione o il rientro in servizio.

Ritardata guarigione

In pratica non è tanto quello che fa il lavoratore durante la malattia, quanto l’atteggiamento che assume durante la malattia, atteggiamento che può essere ricondotto ad una “gestione” sbagliata della malattia che possa pregiudicare la guarigione nei tempi definiti dal certificato. Solo in questo caso possiamo parlare di un reato ai danni dell’INPS, con tutte le conseguenze e le ricadute sul rapporto di lavoro.

Ma andiamo un po’ oltre facendo un passo indietro!

Per dichiararsi in malattia il lavoratore deve sottoporsi a visita medica affinché il relativo certificato sia trasmesso all’Inps e quindi al Datore di Lavoro. La causa dell’assenza, per come indicata nel certificato medico, deve essere effettiva e tale da impedire la prestazione lavorativa. Il certificato medico è quindi necessario, per dimostrare lo stato di salute di un individuo e capire se può essere idoneo a svolgere determinate prestazioni lavorative in un determinato lasso di tempo (prognosi).

L’importanza del certificato medico

Tutto ciò che viene scritto nel certificato deve essere frutto di vere constatazioni fatte dal medico, e non di semplici dichiarazioni del paziente. Il professionista, infatti, deve inserire soltanto informazioni vere e oggettive. Infatti il rischio di informazioni non veritiere espone il medico al così detto falso ideologico, ovvero un comportamento volto ad attestare in un documento un contenuto che non corrisponde alla verità, così come descritto dagli articoli 479 e seguenti del codice penale.

Artt .479 e seg. Codice Penale

1. Un medico che effettua una diagnosi senza avere visitato il paziente, che magari non ha alcuna patologia, rientra in questa casistica. In tal caso certificato medico falso apparentemente risulta essere regolare, ma effettuando una indagine approfondita è possibile scoprire la truffa.

2. Rientra nel medesimo reato (falso ideologico) anche il soggetto (ad esempio il lavoratore) , che pur essendo obbligato ad affermare il vero, menta al pubblico ufficiale, (il medico) determinato la redazione di un atto pubblico non veritiero.

3. A volte invece il medico e paziente sono d’accordo e vengono redatti finti certificati medici per malattia, per consentire al lavoratore di non recarsi in azienda per alcuni giorni, ottenendo comunque la retribuzione!!!

Per “par condicio”

Il Datore di Lavoro potrebbe indurre il suo sottoposto a un congedo per problemi di salute facendo sì che a pagare sia l’INPS.
Ovviamente si tratta d’istigazione a commettere quella che a tutti gli effetti è una truffa.
Il Datore di Lavoro che chiede a un dipendente di mettersi in malattia può essere a sua volta denunciato dallo stesso.

Come scoprire la truffa?

Il Datore di Lavoro ha essenzialmente due + 1 modi per scoprire la falsa malattia.

1. Nel settore privato, quando un lavoratore si assenta per motivi di salute, può ricevere, su richiesta del Datore di Lavoro, la visita fiscale (accertamento realizzato dal Polo Unico visite fiscali Inps e finalizzato ad accertare lo stato di salute del lavoratore e l’attendibilità del certificato medico)
2. Di effettuare delle indagini attraverso gli investigatori privati che potranno pedinare il dipendente e verificare se questi esce di casa anche dopo gli orari di reperibilità per compiere attività incompatibili con la malattia. Infatti, sono diverse le sentenze di Cassazione (ex multis 09474/2009; 25162/2014; 19089/2017) che stabiliscono la legittimità dello strumento investigativo per la confutazione di quanto affermato dal certificato medico.

1
Art. 55 quinques, D.Lgs 30/03/2001 n. 165

Questo articolo punisce, sotto diversi profili, chi falsamente attesta una stato di malattia ovvero rilascia certificazioni che attestano dati clinici NON DIRETTAMENTE CONSTATATI ne oggettivamente documentati.

In pratica se il Datore di Lavoro ritiene che la malattia sia pretestuosa o in qualche modo riconducibile ad un certificato medico in veritiero e del tutto non attendibile, rientra nelle sue facoltà quella di segnalare agli organi competenti, come ad esempio l’Ordine dei Medici, che siano svolte le opportune indagini per verificare se il dipendente sia stato effettivamente SOTTOPOSTO A VISITA MEDICA e sia stata riscontrata una qualsiasi patologia.

Naturalmente il caso +1 sopra riportato è da ritenersi legittimo se vi siano reali e inconfutabili circostanze che riconducano ad un “falso”, come per esempio il caso di un lavoratore che richieste le ferie e vedendosele negate produce un certificato di malattia.!!

Citazione:

“A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina” – … da che pulpito!!

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