Certificati medici di malattia,
una babele ignota

Blog_Certificati medici di malattia, una babele ignota

La gestione dei certificati medici è un elemento cruciale per evitare problematiche amministrative e ridurre inutili costi per l’azienda.
Sebbene la responsabilità della compilazione corretta non possa ricadere né sul datore di lavoro né sul dipendente, è fondamentale essere consapevoli delle implicazioni di un uso errato in modo da poter, se necessario, intervenire nei confronti dello stesso medico che ha emesso il certificato.


Quanti tipi di Certificati Medici di malattia esistono?
  1. di inizio: Utilizzato per documentare l’avvio di un nuovo periodo di malattia. È il certificato più comune (e questo, ahimè, spesso ne comporta un uso improprio)
  2. di continuazione: Serve per prolungare un periodo di malattia già in corso senza interromperlo, e sottolineo, senza interromperlo
  3. di ricaduta: Rilasciato quando una nuova manifestazione della stessa patologia si verifica entro 30 giorni dalla conclusione della precedente malattia. Quindi, a differenza del certificato medico di continuazione, il certificato di ricaduta serve proprio nei casi in cui il periodo di assenza dal lavoro non è continuativo, poiché in mezzo tra una malattia e l’altra ci sono stati dei giorni non coperti da certificazione medica, ma solamente se la patologia causante l’indisposizione è la medesima.

Pertanto: sto a casa con l’influenza tre giorni, poi rientro a lavoro uno o due giorni, sto ancora male e sto a casa?
È una ricaduta!
Oppure: Sto a casa per mal di schiena, poi rientro a lavoro una settimana ma mi becco l’influenza?
Non è ricaduta! (né tantomeno continuazione visto che nel frattempo ho lavorato una settimana!!!) ma ecco che in questo caso e SOLO in questo caso, si tratta di due distinti certificati medici di inizio.


Cattive abitudini dei Medici
Scenario 1

Un errore comune da parte dei medici è l’emissione consecutiva di certificati di inizio, sempre e comunque e a prescindere da tutto… per periodi di malattia che, in realtà, dovrebbero essere trattati come continuazioni o ricadute.
Questo accade in particolare quando un lavoratore termina la malattia di venerdì ma si reca dal medico il lunedì successivo.
Invece di emettere un certificato di ricaduta, il medico rilascia ripetutamente certificati di inizio.
Le conseguenze ECONOMICHE principali di questa leggerezza includono:

  • Per il datore di lavoro: L’attivazione di nuovi periodi di carenza (i famosi 3 giorni completamente a carico dell’azienda), che aumentano (inutilmente!!!) i costi
  • Per il lavoratore: Il rischio di perdere parte dell’indennità, in quanto i periodi di malattia brevi potrebbero non essere retribuiti, specialmente in determinati

contratti; pertanto, considerare ogni piccolo evento a sé stante anziché un unico evento di ricaduta potrebbe portare a mancanze sull’indennità percepita dal lavoratore.


Scenario 2

Sono in malattia fino al venerdì, non so cosa succederà la prossima settimana, vediamo come va il weekend….
E niente, arriva il lunedì e sto ancora male, quindi vado (o chiamo) il medico. E cosa fa il medico?

  1. Emette un nuovo certificato di inizio, da lunedì stesso – Sbagliato! Ecco accadere quanto esposto nello scenario 1
  2. Allora fa un certificato medico di continuazione no? L’evento è il medesimo, a lavoro non c’è tornato, quindi cosa può andare storto? – Sbagliato! In questa maniera il certificato medico emesso è tardivo, in quanto se di lunedì mi allaccio ad una malattia dal venerdì precedente, stiamo emettendo un certificato medico più vecchio di due giorni, e questo all’INPS proprio non va giù. Quindi che succede? Il lavoratore perde la giornata del sabato, la quale, che sia di turno lavorativo o meno, ai fini INPS è comunque considerata una giornata valida; quindi, se si vuole l’indennità di malattia per quella giornata è necessario che sia inclusa in un regolare certificato medico. Ed un certificato medico tardivo in quanto emesso a ritroso di due giorni, di certo regolare non è.
  3. Se la patologia è la medesima, una sola è la soluzione: il certificato medico di malattia deve riportare la “ricaduta”. In questo caso, anche se abbiamo saltato a piè pari il weekend, ecco che la malattia riprende regolarmente dal lunedì ma riprende con soluzione di continuità, riallacciandosi senza problemi all’evento morboso conclusosi apparentemente il venerdì precedente.
  4. “Eh ma così perdo la giornata di malattia del sabato allora, mi hai appena detto che mi spetterebbe!” Si, esatto, così facendo il weekend resta tagliato fuori, ma lo era anche prima, dal momento che la malattia terminava di venerdì e il rientro al lavoro era previsto per il lunedì.

Che alternative ci sono quindi se il certificato medico originale arrivava solo fino al venerdì e quello nuovo me lo faccio fare di lunedì?
Non si può andare a ritroso di due giorni, punto.

In ogni caso il sabato è perso, quindi l’unica soluzione per includere il sabato sarebbe che il certificato medico iniziale, originale, andasse fino alla domenica, e non solo fino al venerdì. (ma ahimè chi non vuole il WE libero??)

Ecco che così ho diritto anche alla giornata del sabato, e, se lunedì non sto bene e la malattia continua, il medico può continuare dalla domenica appena passata, senza dover retrocedere di alcun giorno. Così facendo il nuovo certificato non è tardivo.

“Certo… e quindi sono così ingenuo da farmi fare certificato medico fino alla domenica così devo rispettare le fasce di reperibilità anche nel weekend??”

Purtroppo, uovo e gallina non si possono avere, quindi se si vuole il sabato pagato, vien da sé che il certificato di malattia deve comprendere il sabato.
Non voglio includere il weekend nel certificato medico di malattia? Assolutamente lecito, basta poi non stupirsi se il sabato resta tagliato fuori in caso di un’errata continuazione o se sarà necessario telefonare al proprio medico per chiedere la rettifica del certificato, in quanto tardivo, emesso di lunedì ma riferito al venerdì precedente, chiedendo che venga fatto per ricaduta (non di continuazione né di inizio…sennò chi glielo spiega all’INPS??)


Il ruolo del datore di lavoro: vigilanza e prevenzione

Per minimizzare gli impatti negativi di questa gestione disorganica, è importante che i datori di lavoro e i responsabili HR:

  1. Controllino i certificati ricevuti soprattutto se riguardano ripetutamente il medesimo lavoratore. Come? Osservando se il periodo è continuativo o ha subito momenti di stop-and-go, e chiedendo tempestivamente il parere del proprio Consulente del Lavoro in caso di dubbi.
  2. Collaborino con i lavoratori: Spiegando loro l’importanza di segnalare al proprio medico eventuali discrepanze nei certificati, eventualmente chiedendone la rettifica.

 

Collaborare è la soluzione

L’ideale sarebbe sensibilizzare i medici nell’ottica di un approccio collaborativo, con il reciproco scopo di non danneggiare nessuno. (Impossibile!)
Nonostante la responsabilità non sia dei Datori di Lavoro né dei lavoratori, è nell’interesse di tutti vigilare attentamente e intervenire prontamente in un campo che, se sottovalutato e preso con leggerezza, può portare non solo a conteggi erronei ma anche a problemi con l’ente chiamato in questione, ossia l’INPS, il quale partecipa attivamente ai pagamenti delle indennità di malattia e pertanto oltre ad avere piena voce in capitolo, ha tutto il diritto di intervenire quando medico, lavoratore e busta paga fanno “i conti senza l’oste” .
Se hai dubbi o desideri assistenza nella gestione di queste problematiche, il nostro Studio è a disposizione.

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