I contributi Volontari: hanno senso?

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Pila di monetine con una piantina che cresce in cima a ognuna

È una domanda che mi hanno posto in tanti, cui non è così semplice rispondere anche perché ogni casistica è a sé stante. Infatti, spesso le cose non sono come sembrano.
Quindi cerchiamo di capire insieme quando, come ma soprattutto se ne vale la pena versare i contributi Volontari.

La Previdenza Pensionistica costituisce una sorta d’investimento. Ovvio che ognuno di noi vuole che quest’investimento produca i migliori frutti possibili.
contributi Volontari costituiscono una opportunità che non sempre ha senso intraprendere… ma andiamo per gradi.
Incominciamo intanto con il precisare che il lavoratore che ha cessato o interrotto l’attività lavorativa ha la possibilità di effettuare la prosecuzione volontaria del versamento dei contributi per ottenere il diritto alla pensione o per aumentare l’importo della stessa.
Essa è una delle possibilità riconosciuta dal nostro sistema previdenziale Pubblico obbligatorio. A tale istituto possono accedere: dipendenti Pubblici/Privati, soggetti iscritti in Gestione Separata, lavoratori Autonomi Artigiani/Commercianti ed agricoli autonomi.

Ma la contribuzione Volontaria esiste anche per liberi professionisti, lavoratori appartenenti a fondi speciali (telefonici, elettrici ecc.) percettori d’invalidità o pensione diretta?

Una volta tanto vale anche per loro. Ovvio che anche per essi sono previsti dei requisiti necessari per potervi accedere, uno tra tutti quello di non essere iscritti ad altre forme di previdenza.

Ma quale copertura offrono?

Detti contributi coprono periodi in cui il soggetto:

  • non svolge alcun tipo di attività lavorativa dipendente o autonoma (compresa quella parasubordinata)
  • ha chiesto brevi periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio
  • ha stipulato un contratto part-time (orizzontale o verticale);

ma può essere concessa anche se il rapporto di lavoro non è cessato come ad esempio nei seguenti casi:

  • sospensione dal lavoro per brevi periodi (ad es. aspettative per motivi familiari ecc.)
  • sospensioni/interruzioni del rapporto previste espressamente dalla normativa (vedi ad es. congedi per la formazione, aspettativa non retribuita per motivi privati o di malattia, sciopero ecc.)
  • integrazione ai versamenti inerenti all’attività di lavoro nel settore agricolo (iscrizione con meno di 270 giornate di contribuzione complessiva effettiva e figurativa nel corso dell’anno).
Che requisiti sono necessari?

Ai fini dell’ottenimento dell’autorizzazione da parte dell’Inps al versamento della contribuzione Volontaria, sarà necessario essere in possesso di uno dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi a prescindere dalla collocazione temporale degli stessi
  • almeno 3 anni di contributi nei cinque anni precedenti la data di presentazione della domanda.
Ma quanto mi costi?

L’importo del versamento dei contributi volontari dipende dalla categoria di appartenenza dei lavoratori.
Diciamo che, in linea di massima, il conteggio è effettuato prendendo a base la media retributiva in un dato arco temporale, previsto dalla categoria di appartenenza, precedente alla presentazione della domanda di contribuzione Volontaria. Ad essa sarà poi applicata un’aliquota contributiva che ne determinerà conseguentemente l’importo dovuto a copertura del periodo.

Vantaggi?

Beh, i vantaggi sono presto detti.
contributi Volontari si pongono alla stessa stregua della contribuzione obbligatoria ai fini della maturazione del diritto alla pensione e del conteggio dell’importo dell’assegno. Unica particolarità è che per i lavoratori che si trovano nel sistema contributivo puro, ovvero coloro che non sono in possesso di un’anzianità contributiva al 31/12/1995, il suddetto versamento dei contributi non potrà essere utile alla maturazione della pensione anticipata.
L’altro vantaggio che non possiamo dimenticare è il risparmio fiscale. I contributi Volontari costituiscono un onere deducibile dal reddito complessivo per l’intero importo, anche se l’onere dei versamenti è stato sostenuto per i familiari fiscalmente a carico.

Ma allora ne vale la pena?

Non esiste una strada univoca per sapere se ne vale o meno la pena di versare i contributi Volontari.
Ovviamente diversi sono gli aspetti di cui bisogna tenere in considerazione, ed essi variano da soggetto a soggetto.
Ecco che un buon Consulente Previdenziale dovrà analizzare bene caso per caso al fine di stabilire se la spesa che si dovrà sostenere vale l’obiettivo. In pratica si dovrà capire in quanti anni l’investimento si ammortizzerà e quindi se il gioco ne vale la candela.

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