Non è raro che mi capiti di ricevere richieste da parte dei clienti per effettuare versamenti di Contribuzione Volontaria.
La prosecuzione volontaria dei contributi pensionistici in Italia rappresenta un’opzione per i lavoratori dipendenti e/o autonomi che hanno interrotto o cessato la loro attività e desiderano raggiungere i requisiti per accedere alla pensione.
Questa pratica permette di versare contributi aggiuntivi per raggiungere il numero di anni richiesti per il conseguimento della pensione anticipata o di vecchiaia (e non solo. Ad esempio Pensione in Quota 103), o per incrementare l’importo dell’assegno pensionistico.
È importante notare che la contribuzione volontaria è equiparata a quella obbligatoria, prevista per legge, sia per quanto riguarda il diritto alle prestazioni previdenziali, sia per l’anzianità contributiva.
Inoltre, la convenienza economica di tale scelta dovrebbe essere valutata considerando vari fattori, come:
- l’età del lavoratore
- gli anni di contributi già accumulati
- le aspettative di rendimento pensionistico
Questi ed altri sono i punti cardine su cui si basa una Consulenza Previdenziale dedicata.
Ma quando è possibile versare la contribuzione volontaria?
Per essere ammessi alla prosecuzione volontaria dei contributi, è necessario soddisfare specifici requisiti, ovvero:
- Il possesso di almeno cinque anni di contributi versati nella Previdenza
- Il possesso, in alternativa al precedente punto, di almeno tre anni di contributi nei cinque anni precedenti la domanda
- Di non avere un rapporto di lavoro attivo, oltre a non essere titolari di una pensione diretta. L’eventuale usufruizione dell’indennità di disoccupazione denominata NASpI, al momento della domanda, produce il solo effetto di un posticipo alla decorrenza del pagamento della Volontaria al termine alla percezione della disoccupazione.
È importante notare che solo i contributi effettivi vengono presi a computo per il raggiungimento dei requisiti sopra descritti, escludendo quindi quelli derivanti da contribuzione figurativa.
Veniamo ai vantaggi fiscali, ma senza dimenticare i costi.
In Italia, i contributi volontari versati per la previdenza sono interamente deducibili dal reddito complessivo ai fini fiscali.
Nel pratico ciò sta a significare che l’importo totale dei contributi versato potrà essere sottratto dalla base imponibile fiscale, riducendo così, di fatto, l’imposta sul reddito dovuta.
I versamenti per la Contribuzione Volontaria sono determinabili in misura variabile in base alla propria posizione previdenziale. Di seguito si riporta uno schema riepilogativo delle percentuali di contribuzione applicabili:
…tanto per citarne alcuni.
Solitamente l’importo dovuto è determinato applicando le percentuali riportate alle retribuzioni/redditi percepiti nell’anno/anni precedente/i.
Ecco che ad esempio un lavoratore dipendente che nell’ultimo anno ha percepito 30.000,00 euro di retribuzione lorda, dovrà provvedere al versamento di euro 9.900,00 di contributi per ogni anno di Volontaria.
In definitiva…ha senso?
Risulta sempre opportuno verificare la propria posizione contributiva prima di procedere al versamento di Contributi Volontari, ciò al solo fine di NON vedere vanificato lo sforzo economico rispetto alle aspettative maturate al momento del versamento.
Inoltre, se si prevede di espatriare all’estero e defiscalizzare la propria pensione, sarà fondamentale conoscere l’importo lordo esatto spettante per capire anche la reale convenienza.
La Consulenza Previdenziale sarà in grado di evidenziale vantaggi e svantaggi di questa opportunità, consentendo di massimizzare il beneficio.