Quota 100 e Opzione Donna, un’occasione da non sprecare!!!

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Immagine che rappresenta un bivio di scelta

In questi giorni il Governo ha, tra le sue priorità, la riforma delle pensioni. Il 31/12/2021 scadranno definitivamente Quota 100 e Opzione Donna, due provvedimenti che hanno agevolato l’accesso alla pensione “anticipata” di molte persone.

Analizziamo queste opportunità per scoprirne vantaggi/svantaggi, prima della loro scadenza.

 

Quota 100

Istituita nel 2019, tale scelta presenta le seguenti caratteristiche:

  • Durata dell’opzione = periodo compreso tra il 2019 ed il 2021
  • Età e contribuzione per l’accesso = minimo di 62 anni unitamente ad un’anzianità contributiva minima di 38 anni (cui potranno essere fatti confluire in cumulo anche periodi assicurativi non coincidenti, presenti in due o più gestioni dell’Inps)
  • Finestra = è previsto che l’accesso possa avvenire solo dopo che sia trascorso un periodo denominato “finestra” di 3 mesi, decorrenti dalla maturazione del requisito;
  • Incumulabilità reddituale = in linea di massima dalla decorrenza della pensione in Quota 100, e fino alla maturazione del requisito per la pensione di vecchiaia, non potranno essere percepiti redditi da lavoro dipendente/autonomo, anche svolto all’estero, eccezion fatta per quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui. Mentre rimangono cumulabili tutte le altre forme reddituali.

Quota 100 ha tuttavia deluso le aspettative, in quanto non ha riscontrato una grande adesione da parte della popolazione italiana interessata, oltre a presentare costi particolarmente onerosi per lo Stato.

Quindi perché non perdere Quota 100?

Malgrado i limiti previsti dalla legge, in particolar modo a quello derivante dalla possibilità di riprendere a lavorare una volta andati in pensione con Quota 100, questa opportunità non va scartata a priori per i seguenti motivi:

  1. in alcuni casi si potrà anche “lavorare”. Infatti, con gli opportuni accorgimenti e strategie, sarà possibile svolgere “un’attività” nella propria azienda
  2. sarà possibile percepire delle entrate derivanti dallo svolgimento “dell’attività” di cui al precedente punto. Ovvio che quanto percepito non dovrà derivare dall’esercizio di attività di lavoro dipendente o autonomo ma bensì da altri redditi (ad es. utili, partecipazioni societarie, dividendi, indennità ecc. ecc.)

Opzione Donna

Istituita nel lontano 2004, a livello sperimentale, e successivamente prorogata di anno in anno sino ad arrivare ai giorni nostri, presenta le seguenti caratteristiche:

  • Durata dell’opzione = sino a tutto il 2021
  • Età e contribuzione per l’accesso = è necessario il possesso di 58 anni d’età (59 anni per le lavoratrici autonome) e di 35 anni di contribuzione maturati al 31/12/2020
  • Finestra = è presente, anche in questo caso, una “finestra mobile” pari a 12 mesi dalla maturazione del requisito per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per i lavoratori autonomi
  • Metodo di calcolo dell’assegno = interamente contributivo. Per effetto di tale passaggio al sistema di calcolo totalmente contributivo, le lavoratrici che optano per Opzione Donna, subiscono solitamente una decurtazione sull’assegno che varia dal 20 al 30% in meno rispetto alle regole del sistema di calcolo misto.

Opzione Donna trova il suo punto debole nel taglio all’importo percepito nell’assegno. Tale decurtazione risulta essere variabile a seconda dell’età della lavoratrice e delle caratteristiche di carriera, retribuzione ed anzianità contributiva maturata alla data di accesso.

Quindi perché non perdere Opzione Donna?

Malgrado la previsione della decurtazione dell’importo dell’assegno pensionistico, come già detto, il calcolo dell’ammontare risulta essere il frutto di più fattori non sempre così penalizzanti, tra i quali:

  1. L’età della lavoratrice e la sua carriera. Infatti, tanto prima si riuscirà ad aderire a quest’istituto rispetto alla pensione anticipata o di vecchiaia, tanto più sarà ammortizzata la penalizzazione dell’assegno
  2. La retribuzione e l’anzianità contributiva. Infatti, la retribuzione percepita nell’arco della vita lavorativa, in particolare nei primi anni di attività, potrebbe avere un peso rilevante nell’importo dell’assegno percepito, con conseguente riduzione del divario pensionistico. Mentre potrebbe risultare penalizzante per chi, alla data del 01/01/1996, era in possesso di un’anzianità contributiva piuttosto rilevante

Concludendo: cosa fare?

È ovvio che non è possibile stabilire a priori quale convenienza vi sia nell’optare per Quota 100 o per Opzione Donna, questa scelta potrà essere effettuata solo dopo un’attenta analisi dei contributi versati e dalle rinunce/benefici che ne derivano tramite il confronto dei risultati rispetto alle proprie attese.

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