Sono in pensione… e scappo all’estero.

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mano che regge un biglietto aereo

“Ce l’ho fatta!!!”

“Finalmente vado in pensione e potrò godermi il meritato riposo “

“Ora si apre un nuovo capitolo della mia vita!!!”

“D’ora in poi i miei week-end saranno lunghi 7 giorni!!”

E si potrebbe continuare all’infinito… ma poi, o forse sarebbe stato meglio averlo verificato prima, a quanto ammonterà l’importo della mia Pensione netta?

Come tutti sanno l’importo determinato per la pensione è lordo e ad esso vanno detratte le tasse che, nel nostro Bel Paese, hanno un peso piuttosto rilevante.

Come posso fare per risparmiare qualcosa? La vita costa cara e l’importo della pensione magari non è così elevato come lo stipendio precedentemente percepito.

Ma ecco che il Consulente Pensionistico ti serve l’idea che, tutto sommato, non dispiace!

 

…e scappare all’estero?

Infatti, stanno diventando sempre di più gli Italiani che, anno dopo anno, intendono trasferirsi all’estero dopo il raggiungimento dell’obiettivo pensionistico.
L’Inps, cito testualmente, “paga pensioni all’estero in circa 165 paesi. A gennaio 2021 le pensioni pagate all’estero sono state oltre 326.000, per un importo complessivo di circa 1.375 milioni di euro. Le pensioni pagate all’estero rappresentano il 2,4% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto.

Principalmente i motivi di questa decisione sono da ricercare tra:

  • le tasse troppo alte
  • il costo della vita troppo elevato rispetto alle entrate ed anche per motivi di famiglia

Ecco che in molti scelgono paesi come la Spagna, Portogallo, Cipro ecc. ecc. per trasferirsi e sfruttare l’agevolazione fiscale, presente nel paese di destinazione, per portare a casa un assegno Pensionistico più alto.

 
Ma non tutto è oro quel che luccica!!!

Ovviamente un neo doveva esserci…….ovvero il distacco!!!!
Per poter ottenere il trasferimento della Pensione all’estero è necessario il rispetto di alcuni requisiti:

  • ottenere la residenza fiscale e risiedere in forma stabile nel Paese ove si è deciso di trasferirsi
  • presentare all’Inps attestazione in originale della certificazione di residenza fiscale rilasciata dal Paese prescelto
  • presentare all’Inps attestazione di avvenuta cancellazione della residenza dal proprio comune di appartenenza ed attestazione d’iscrizione all’A.I.R.E. (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero)

in pratica deve esserci un “distacco” netto dal nostro Paese per non essere più soggetti alla normativa fiscale italiana.

 

Ma veniamo al pagamento dell’assegno e a quali Paesi conviene maggiormente indirizzarsi?

Il pagamento dell’importo maturato normalmente avviene mensilmente, salvo la presenza d’importi di modesta entità per i quali l’Inps provvede d’ufficio alla loro liquidazione a cadenza semestrale o addirittura annuale. Salvo situazioni o procedure particolari da valutare caso per caso, il pagamento dell’importo è corrisposto sul conto corrente indicato. È persino possibile riscuotere la somma in contanti, per lo più tramite Western Union ma con qualche eccezione per alcuni paesi come ad esempio Brasile, Argentina, Svizzera ecc. ove sono presenti regole/possibilità diverse di riscossione.

Tra i Paesi al momento più appetibili abbiamo, tanto per citarne alcuni (senza ordine di preferenza):

  • Grecia = con una tassazione del 7% sui redditi da Pensione per 15 anni
  • Tunisia = con la tassazione solo sul 20% della pensione
  • Portogallo = con tassazione del 10% per 10 anni sul reddito da pensione
  • Cipro = con tassazione del 5% sul reddito da pensione
  • Romania = con una tassazione al 10% sui redditi da Pensione

… e solo per citarne alcuni ma ne esistono anche altri come Spagna, Bulgaria ecc. ecc.

Ovviamente ogni Paese presenta proprie regole di accesso a tali regimi agevolati, che dovranno essere attentamente verificate prima d’intraprendere la scelta, dato che si potrebbe poi perdere l’agevolazione.

Per procedere è inoltre necessaria l’iscrizione all’A.I.R.E. ma che non basta da sola in quanto, per essere mantenuta, per la legge italiana è previsto che si trascorrano almeno 183gg (184 gg per anno bisestile) all’anno fuori dal nostro paese per mantenere il diritto oltre a non aver avuto il domicilio o la dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno. Il mancato rispetto di uno di questi requisiti determina il decadimento del trasferimento e l’essere quindi considerato come residente fiscalmente in Italia.

Si è allo stesso modo considerati residenti in Italia, anche se cittadini italiani cancellati dalle anagrafi del proprio Comune e migrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato (ex art. 2, co. 2-bis del TUIR) ovvero Paesi appartenenti alla “Lista paesi black list“ anche meglio detti “Paradisi Fiscali”.

 
In definitiva…

…il trasferimento all’estero da parte del Pensionato potrebbe costituire un’opportunità importante in termini di: risparmio delle tasse e conseguente assegno pensione più alto, di cambio della propria vita e di approccio a diversi contesti sociali-economici-culturali. Dall’altro, invece, il nostro paese perde quello che io chiamo “bagaglio”, derivato dal know-how, dall’essere contribuenti e degli usi-costumi e memoria storica.

Tutti elementi importanti che servono ad arricchire ed identificare un paese che, altrimenti, piano piano si sgretola.

Allo stesso modo perdiamo i nostri giovani, che dovrebbero essere il ponte necessario per trasferire il “bagaglio” dei nostri pensionati alle future generazioni, a causa di formazioni scolastiche e politiche del lavoro non all’altezza del mercato odierno, di fatto costringendoli a:

  • Rimanere in un paese “poco ospitale”, lavorativamente parlando (ci basti pensare alla normativa spesso poco chiara e farraginosa, all’elevata tassazione ecc.), portandoli a perdere energie e risorse spesso senza risultati apprezzabili e conseguentemente demotivandoli. Spesso pesando economicamente sulle loro famiglie d’origine
  • A trasferirsi all’estero alla ricerca di un’opportunità migliore per sé e per la propria famiglia, per non pesare sui pensionati che hanno diritto di godere del “traguardo” appena raggiunto

Quindi chiudo con una speranza: la speranza che il futuro ci riservi un’inversione di tendenza dove il nostro paese sia in grado di trattenere i propri cittadini (giovani e pensionati) con politiche attive del lavoro e sistemi di tassazione e pensionistici tali per cui nessuno si senta obbligato o nella necessità, per poter sopravvivere, di dover scegliere un altro paese dove trasferirsi.

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