Pensioni 2023 posticipate grazie alla “speranza di vita”

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grafico con tre pedine che contrassegnano tre livelli di raggiungimento di età

Finché c’è vita c’è speranza oppure nella vita non bisogna mai perdere la speranza mai smettere di credere e soprattutto mai smettere di sognare. Questi alcuni aforismi sulla “Speranza di vita”.
Ma esiste una “Speranza di vita” anche in ambito pensionistico. 
Di cosa si tratta?
Spesso sentiamo parlare di Speranza di vita in ambito pensioni e che la stessa, da una certa data in poi, si è incrementata. Ma cos’è? 
In pratica, in ambito pensionistico, la Speranza di vita non è altro che un sistema di adeguamento automatico delle pensioni, il cui valore è determinato periodicamente dall’Istat che, qualora ne ricorrano i presupposti, determina un aumento dell’età pensionabile. 
Essa costituisce un modo come un altro per giustificare l’incremento dei requisiti pensionabili dovuto al fatto che gli italiani vivono di più e, conseguentemente, devono andare in pensione più tardi. Tutto questo perché altrimenti peserebbero troppo sulle finanze dello Stato italiano.

Storia della Speranza di vita 

Introdotta con il Dl 78/2010 e successivamente convertito con legge 122/2010, ha visto la sua effettiva decorrenza dal 2013 con l’introduzione di un progressivo innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione (di vecchiaia ed anticipata) che di fatto sterilizzerà gli effetti dell’allungamento della vita media della popolazione. 
L’adeguamento è stato poi confermato anche dalla Riforma Fornero nell’art. 24, comma 12 della legge n. 214/2011.
Esso ricade su tutte le prestazioni erogate dalla Previdenza Pubblica Obbligatoria (gestione AGO, Gestione Separata, Fondi esclusivi e sostitutivi amministrati dall’Inps) in cui la legge richiede la presenza di requisito anagrafico o contributivo per il conseguimento della prestazione.
Detto adeguamento alla Speranza di Vita non si applica di solito, nell’ambito degli enti previdenziali privatizzati quali le casse libero professionali in quanto adottano regole proprie in materia di requisiti del pensionamento. Unica eccezione, ovvero si applica, va all’Inpgi che, con la Riforma del 2017, ha anch’essa collegato i requisiti pensionistici alla speranza di vita come già previsto per le gestioni Inps.

Meccanismo della Speranza di vita 

Il suddetto adeguamento in primis fu stabilito avere cadenza ogni 5 anni, successivamente ogni 3 anni per poi giungere, con la legge Fornero (del 2011), agli attuali 2 anni. 
Alla scadenza si andrà a verificare quale sia l’incremento che, se positivo, determinerà l’incremento della Speranza di vita sino ad un massimo di 3 mesi (nulla in caso di decremento) valevole sino alla successiva scadenza.
La variazione della Speranza di Vita viene rilevata sui cittadini con almeno 65 anni di età. 

Quali le decorrenze?

L’INPS, nella circolare n. 28 del 2022, rende noto che, a decorrere dal 1 gennaio 2023, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici, adeguati agli incrementi alla speranza di vita, non sono ulteriormente incrementati. 
Tabella degli adeguamenti della Speranza di Vita

  • 2013 primo adeguamento con +3 mesi
  • 2016 secondo adeguamento con + 4 mesi
  • 2019 terzo adeguamento con + 5 mesi
  • 2021 quarto adeguamento che non si è verificato a causa del rallentamento della speranza di vita
  • 2023 sarà il prossimo… coming soon

Infine, con gli artt. 15 e 17 del DL 4/2019, il legislatore ha sospeso retroattivamente l’adeguamento scattato dal 1 gennaio 2019 e i successivi tre adeguamenti previsti negli anni 2021, 2023 e 2025 con riferimento ai soli requisiti per la pensione anticipata. Per tutti i lavoratori, anche coloro non addetti a mansioni gravose o usuranti. Per effetto della disposizione da ultimo richiamata, pertanto, è possibile accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi le donne, 41 anni per i cd. lavoratori precoci) sino al 31 dicembre 2026

In conclusione…

Per la prima volta, dalla sua istituzione, la Speranza di Vita è in calo, secondo i rilevamenti dell’Istat.
Questo, va a tutto favore dell’Inps in quanto, in caso di calo dell’indice, non vi è correlazione con un analogo calo dei requisiti pensionistici che anzi rimango quelli sino ad ora presenti. 
Ciò ne determina un vantaggio per le casse previdenziali statali, le quali vedranno andare in pensione i lavoratori con gli stessi parametri (più mesi necessari).
A parere di chi scrive questo sistema non può fare altro che ridurre il corretto ricambio generazionale in ambito pensionistico (entrata dei giovani nel mondo del lavoro al posto dei pensionati) che a lungo andare potrebbe portare ad una situazione insostenibile per le casse dello Stato. 
Si auspica che la Riforma delle Pensioni di cui si va tanto discutendo in questi mesi e che teoricamente sarà licenziata per il prossimo anno, colga l’occasione di mettere mano un po’ a tutto il sistema pensioni. Tutto ciò al fine di determinare finalmente una modalità più equa in rapporto alla situazione contributiva consentendo anche un ricambio generazionale sostenibile.

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