Ormai non si parla d’altro. L’intelligenza artificiale (d’ora in poi IA) è cresciuta in maniera esponenziale in termini di capacità e accessibilità. Oggi chiunque può usufruire di potenti strumenti di IA direttamente dal proprio smartphone per attività quotidiane, e per di più a costi irrisori se non addirittura gratuitamente.
L’IA ha trasformato radicalmente il mondo del lavoro nelle aziende, inclusi gli studi professionali e fra questi anche le attività dei Consulenti del lavoro. È fuori discussione che i benefici derivanti dall’utilizzo dell’IA ha fornito ai Consulenti del Lavoro strumenti avanzati per l’analisi dei dati, utili per aiutare a prendere delle decisioni anche strategiche con il cliente, per l’efficientamento dei processi, si pensi ad esempio alla possibilità di automatizzare molte attività ripetitive e di routine nell’amministrazione del personale. Se poi si vuole allargare l’operatività dell’IA alla meglio note “Chatbot”.
I chatbot – per intendersi – sono applicazioni dall’interfaccia molto semplice, basate su componenti software di intelligenza artificiale, che elaborano conversazioni umane scritte o parlate e che permettono di avere un’interazione realistica e conversazionale.
Negli Studi professionali e anche presso molti Studi di Consulenza del Lavoro, le Chatbot possono gestire interazioni con i clienti, comprendere le richieste e fornire risposte in tempo reale, come se dall’altra parete vi fosse un “essere umano”. Analogamente possono aiutare i collaboratori di studio ad affinare ricerche dati, con risultati sorprendenti in termini di velocità e completezza della ricerca rispetto a una tradizionale ricerca testuale.
Personalmente sono un grande sostenitore dell’IA negli Studi Professionali se non altro come strumento per continuare ad evolvere crescere ed innovare.
Tuttavia, l’IA, calata negli studi Professionali ed in particolare tra i Consulenti del Lavoro, presenta forti criticità laddove si ha a che fare con le RISORSE UMANE.
I limiti dell’intelligenza artificiale
Il vero limite dell’IA sta proprio nella capacità di risolvere i problemi (problem solving). Una competenza dove l’intelligenza “umana” è indispensabile (d’ora in poi IU).
Vediamo di capire…
Il Consulente del Lavoro quando interviene con il Cliente per gestire determinati conflitti interni tra dipendenti, o con i sindacati, può certamente essere aiutato dall’IA per analizzare dati storici relativi alla generazione dei conflitti, dati statistici ad esempio su malattie, infortuni o quant’altro possa essere di supporto per un’analisi completa e veloce. Tuttavia, sarà solo l’abilità, la competenza, l’intuito del Consulente del Lavoro, a trovare la chiave corretta per mediare tra le parti, per negoziare soluzioni e trattative, implementare strategie di prevenzione del futuro, cosa che una software di IA non potrà mai neanche lontanamente risolvere.
Cosa manca in tutto questo all’IA? La creatività o, meglio, il pensiero critico per analizzare il problema e trovare una o più soluzioni. La gestione delle relazioni umane resta un’area dove l’empatia e l’intervento umano sono fondamentali.
Detto con altre parole, l’IU si distingue nell’abilità di “problem solving” che non significa solo risolvere problemi tecnici o operativi, ma anche di affrontare situazioni difficili, migliorare processi e prendere decisioni strategiche.
Facciamo altri esempi.
Come si sa, le normative sul lavoro sono in continua evoluzione ed un software può aiutare a tenere traccia delle modifiche legislative, ma spetta al Consulente del lavoro interpretare come queste normative si applicano ai casi specifici dei clienti. Se ad esempio una nuova legge sull’orario di lavoro entra in vigore, sarà il Consulente del lavoro a dover determinare come implementarla correttamente per uno specifico cliente attingendo ad un’ampia varietà di contratti di lavoro.
E il cliente?
L’impatto, potenzialmente dirompente, dell’IA sugli studi potrebbe coinvolgere il rapporto fiduciario che si instaura tra i professionisti e i loro clienti e interviene direttamente sulla “IMpersonalità” della prestazione professionale, che non può prescindere dalla massima trasparenza, anche per prevenire eventuali abusi e frodi da un uso distorto dei dati generati artificialmente.
Il cliente potrebbe essere anche insoddisfatto laddove si deleghino prestazioni professionali a sistemi di IA e ad applicazioni evolute, eventualmente gestite da personale tecnico privo di qualifica professionale, in particolare per quelle attività che vengono intermediate dal web».
Insomma, se hai un problema giuslavoristico, previdenziale o sindacale che riguarda i tuoi collaboratori e le dinamiche relazionali, consulta sempre il tuo Consulente del lavoro di fiducia.
Voglio chiudere con una citazione di un certo Albert Einstein che dice:
“Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno.”