Lo Smart Working che bygreenpassa il Green Pass

Persona in smart working che lavora con pc e cellulare

Era il lontano 15 ottobre 2021 quando si è verificato un vero e proprio terremoto nel mondo delle organizzazioni aziendali, da quelle più piccole a quelle più grandi e strutturate. Uno stress test, un business continuity and recovery plan mai conosciuto e affrontato prima.


Fu introdotto, infatti, l’obbligo di possesso del Green Pass (GP) per accedere ad ogni luogo di lavoro, sia pubblico che privato. All’epoca (ne parlo come se fossero passati dieci anni, tante le modifiche introdotte in meno di 4 mesi) il GP era il così detto “base”, quindi ottenibile da doppia vaccinazione, da guarigione e per i così detti “evasori vaccinali”, da tampone ogni 48 ore!

Fino a quel fatidico giorno, prima con l’allora governo Conte, poi con l’attuale governo Draghi, due parole (e non solo quelle) hanno risuonato nelle orecchie delle persone: Smart Working e distanziamento sociale.
Il lavoro da casa e il mantenimento delle distanze fra persone, apparivano come due comportamenti ritenuti essenziali, per non dire “vitali”, per sottrarsi dal rischio dei contagi, con la prospettiva, così ci hanno sempre detto, di mantenere (SW e distanziamento) anche un domani quando l’emergenza sanitaria sarà “definitivamente” (sarà vero?) cessata.
Ebbene, la certificazione verde obbligatoria sui luoghi di lavoro, introdotta da due dpcm a firma del premier Mario Draghi, uno per la pubblica amministrazione ed uno per il settore privato, non consentiva il lavoro agile in sostituzione della prestazione non eseguita in presenza. In pratica nel decreto viene specificato chiaramente che non si potrà ricorrere allo Smart Working per eludere l’obbligo di possesso del Green Pass. Inoltre, il dipendente che dichiari di avere la certificazione verde, ma che non sia in grado di esibirla, deve essere considerato assente ingiustificato e non può essere adibito allo Smart Working.

Ma allora?? Il distanziamento ? La diffusione del virus? I contagi? E noi che abbiamo fatto carte false per organizzare il lavoro da remoto, tra mille difficoltà, faldoni, scatoloni, linee internet che si piantavano…cosa dobbiamo fare adesso?? Dobbiamo controllare il GP anche a quei lavoratori che sono ormai mesi che lavorano da casa?? E se tra questi c’è anche un “evasore vaccinale”? Come devo comportarmi? Devo controllarlo da remoto?

Elusione di un obbligo!! Una frase un po’ forte che ha generato non pochi problemi e tanta confusione. Meglio allora stare dalla parte “del formenton”…. come avrebbero detto i nostri “vecchi” Polesani. Ecco che lo SW per gli “evasori” è stato inibito o addirittura richiesto per lavorare da remoto, il tutto per non incorrere in un “concorso di colpa” nel tentativo di “eludere” la normativa sull’obbligo del GP.

Ma attenzione alle parole come sono scritte e che valore hanno. Se il datore di lavoro chiede al dipendente di lavorare da casa, il Green Pass non verrà richiesto. Questo perché la certificazione verde non è una condizione necessaria per lavorare, bensì per accedere al luogo di lavoro, fatto salvo però per quelle categorie di lavoratori dove è richiesto l’obbligo vaccinale (sanitari in primis).

Oggi, a distanza di 4 interminabili mesi, l’argomento è ancora molto gettonato: molti datori di lavoro mi chiedono se possono , laddove utilizzabile, ricorrere allo SW per quei lavoratori, over 50, che dal 15 febbraio non sono in grado di esibire il Super GP. Un altro step al “base”, un’altra piccola scossa di terremoto nelle organizzazioni aziendali.

Orbene: con una circolare del 5 gennaio 2022 , il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero per la Pubblica Amministrazione, hanno incoraggiato il ricorso al lavoro agile (Smart Working). Nella circolare viene specificato che “la modalità di lavoro agile può essere applicata a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali” tra azienda e singolo dipendente e con notifica telematica e massiva al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

In conclusione, per rispondere alle tante domande che mi pervengono in questi giorni, alla luce delle vigenti e contraddittorie normative, circolari e FAQ sul tema, ritengo che non esista nessun impedimento allo SW per coloro che non sono in grado di esibire la “tessera” verde, a maggior ragione per quei lavoratori che hanno compiuto ½ secolo, in quanto vigono, per i lavoratori a distanza, le stesse disposizioni normative a cui sono sottoposti tutti lavoratori: mono e doppiodosati, busterizzati, evasori vaccinali e anche gli immunizzati naturalmente.

Infine, un altro aspetto interessante da non sottovalutare, visto il periodo di forti contagi, è che lo Smart Working può essere regolarmente svolto anche durante la quarantena.

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