Non se ne può più di bonus!

ragazza stressata che urla con un megafono davanti a un pc

Nel primo trimestre del 2024, secondo i dati dell’OSCE (Organismo per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) il reddito reale pro capite delle famiglie italiane è aumentato significativamente, il più alto tra le economie del G7, grazie a un incremento dei redditi da lavoro e ai trasferimenti sociali. Questo risultato è stato accolto positivamente dal governo, con la premier GM che ha dichiarato che l’Italia è sulla strada giusta.

 

Tuttavia, l’OCSE ha anche evidenziato che, rispetto al periodo pre-COVID, i salari reali in Italia sono diminuiti, posizionando il Paese tra gli ultimi in Europa. Inoltre, l’inflazione ha superato l’aumento dei salari, portando a una perdita del potere d’acquisto. Negli ultimi trent’anni l’Italia è l’unico Paese in cui i salari reali sono diminuiti mentre, in altre nazioni europee, sono aumentati significativamente.

 

Ma allora?? Siamo sulla strada giusta o no?

Iniziamo con il dire che la Contrattazione nazionale è inefficace: negli ultimi quattro anni, i salari reali non sono aumentati abbastanza, soprattutto nei settori del turismo, dei servizi e dell’assistenza alla persona. Questo è dovuto anche ai ritardi nei rinnovi contrattuali, con molti lavoratori ancora in attesa di nuovi contratti.
Se a questo poi aggiungiamo una bassa crescita della produttività è evidente che questo rallentamento influisce negativamente sui salari.

 

Ma a mio parere il fattore più negativo di questi ultimi anni riguarda le così dette Politiche di sussidi in luogo di incentivi al lavoro.

Mi spiego meglio:

invece di aumentare i salari e il potere d’acquisto attraverso incentivi al lavoro, il governo si concentra su sussidi e bonus. Questo approccio, non favorisce la crescita economica e contribuisce a mantenere bassi i salari e la produttività.

 

Sarebbe utile dirottare risorse pubbliche per incentivare, tramite crediti d’imposta, l’innovazione tecnologica nei settori chiave della ICT, mobilità, robotica, transizione energetica, ecologica e demografica. Invece, anziché incentivare il lavoro, quello vero, con interventi che aumentino il potere reale dei redditi e salari, si punta tutto su sussidi, sui “bonus”, (da ultimo il bonus Natale …perché poi lo scrivo con la N maiuscola??) a chi non ha mai o poco contribuito alla crescita del Paese. Quindi, decontribuzione, prestazioni in denaro come AUU (Assegno Unico Universale) e ADI (Assegno di Inclusione) – tutte legate alla maledizione italica dell’ISEE che è il perverso motore, da un lato, della bassa crescita di salari, di bassa occupazione e bassa produttività e, dall’altro, di un enorme sommerso che abbassa il tasso reale di occupazione e le dichiarazioni dei redditi, gonfiando la spesa assistenziale.

 

Alla fine, sono i soliti “pochi” cittadini onesti, e lavoratori, a dover compensare le carenze della contrattazione tra le parti sociali, incluso lo Stato che non riesce nemmeno a rinnovare i contratti per i suoi dipendenti!

 

Non sarebbe meglio aumentare i buoni pasto esenti a 13 euro al giorno (oggi sono massimo 8 €) per permettere ai lavoratori di mangiare dignitosamente? E introdurre buoni trasporto, visto che oggi i lavoratori devono pagare il trasporto con un salario già ridotto da contributi e tasse?

 

Inoltre, perché non aumentare in modo strutturale i fringe benefit, fermi da oltre 40 anni, ad almeno 3.000 euro l’anno? Invece no! 1000 a tutti e 2000 a chi ha figli…non se ne può più… Con queste tre semplici misure, che costerebbero meno di un terzo rispetto a decontribuzione, TIR e vari bonus, un salario di 25.000 euro aumenterebbe di circa il 17%, incentivando il lavoro regolare.

Scusato lo sfogo.

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