Offendere il capo in ufficio non sempre è reato!!

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Due uomini che litigano

“Lei Commenda  è un pazzo…  vuole restare circondato da leccaculo” ….beh a me non sta bene… – Passata la sfuriata in ufficio, il Commenda, lo richiama al suo cospetto. “Sei avvertito giovanotto” gli dice “tutti quei turpiloqui, fino a chiamarmi “pazzo”, con cui ti sei rivolto a me in riunione ti costeranno carissimi, a costo di arrivare in Cassazione. Chiamerò il mio Consulente del lavoro” aggiunge “affinché provveda a farti subito una lettera di richiamo per diffamazione ed ingiuria”
Caro Commenda, dice il Consulente, posso capire il Suo disappunto e la figuraccia che il giovane Le ha fatto fare  in riunione, ma quelle espressioni, da come mi racconta,  al di là dell’«ineleganza» e della «rozzezza» con cui ci si può rivolgere al capo o ad un collega, potrebbero servire per sollecitare un dibattito sul lavoro o addirittura per stimolare il miglioramento dell’organizzazione aziendale. 
Non capisco” risponde il Commenda “Lei è  il mio Consulente e mi sta dicendo che posso prendermi del “pazzo” davanti a tutti, da uno sbarbato arrogante che si prende gioco di me? Io sono il Capo! “
Diciamo di sì, anzi no!, cerca di spiegare il Consulente.

La giurisprudenza di legittimità (la n. 17672/2010) afferma che seppur scorretto e disdicevole il fatto che all’interno di una discussione di lavoro tra colleghi  si usino termini irritanti e poco rispettosi, l’espressione “pazzo”, ha finito con il perdere la sua valenza offensiva per divenire espressione, sintetica ed efficace, rappresentativa di una conduzione scorretta dell’ufficio, che non potrà che portare alla rovina dello stesso”, essendo entrato nel linguaggio parlato di uso comune come i termini scemo e cretino.
E’ evidente l’insegnamento della Suprema Corte; se il capo ufficio, o il titolare, non accetta le critiche che gli vengono mosse dai propri dipendenti o collaboratori, i quali, per non avere noie all’interno del posto di lavoro, non contestano alcuna decisione, non potrà dirsi dotato di strumenti idonei ad assicurare una efficiente organizzazione. La critica e la discussione approfondita consentirebbero, invece, di affrontare e risolvere meglio i vari problemi che si pongono nella conduzione di un’azienda, indipendentemente dalle dimensioni di questa.
Ho capito” disse il Commenda sconsolato e ancora un po’ scosso “anche se difficile accettare un vaffa, se la valenza è costruttiva accetterò di rivedere le mie posizioni per il bene dell’azienda, però una lettera di richiamo la voglio comunque se non altro per delle scuse.” 

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